Una delle più antiche tradizioni in Bisignano è l’allevamento dei cavalli con annesso l’equitazione quindi non c’è da stupirsi se grazie a questa tradizione ne nasce una storia raccontata anche da Alessandro Tassoni nel suo poema eroicomico “La secchia rapita” nel II atto; di seguito il verso.

“Pallade sdegnosetta e fiera in volto,

Venía su una chinéa6 di Bisignano;

Succinta a mezza gamba, in un raccolto

Abito mezzo greco e mezzo ispano:

Parte il crine annodato e parte sciolto

Portava, e ne la treccia a destra mano

Un mazzo d’áironi7 alla bizzarra,

E legata all’arcion la scimitarra.”

 

La Chinea è un cavallo bianco di razza, con tale nome si indicava la razza del cavallo originario della città di Hackney in Inghilterra sulla cui groppa il re di Napoli – e in molti casi anche il principe Sanseverino di Bisignano – faceva pervenire a Roma, al Papa, la somma del tributo da pagare annualmente.

La chinea fu istituita da Carlo I d’Angiò, quale riconoscimento all’investitura del titolo di rex Siciliae, attribuitogli da Clemente IV ed era inizialmente triennale. Si svolse annualmente dal 1264 al 1788, anno in cui Ferdinando IV di Napoli non ottemperò all’omaggio.

L’abolizione del tributo era già stata tentata, ma senza successo, nel 1776, dal ministro degli affari esteri Bernardo Tanucci, per motivi di ordine pubblico fu riconosciuta ufficialmente dalla Santa Sede nel 1855.

Quando Ferdinando II donò diecimila scudi per la costruzione di un monumento all’Immacolata, chiudendo così la lunga vertenza legale. Ogni anno il papa si reca in pellegrinaggio a Piazza di Spagna e depone fiori ai piedi dell’Immacolata, mentre l’ambasciatore di Spagna – in alta uniforme e in segno di continuità con la dinastia dei Borbone – assiste insieme a tutti i funzionari dell’ambasciata.